“Vi racconto la mia paternità negata”, la storia di Romolo che si è rivolto alla Casa dei Diritti

Casa dei diritti

E’ una storia di bigenitorialità negata quella che oggi raccontiamo tramite le parole di Romolo, poco più di 50 anni, e un percorso legale che ha iniziato assieme alla Casa dei Diritti per “consentirmi di ridiventare, a tutti gli effetti, il padre che con il cuore sono da sempre”.

La sua è una storia molto toccante, soprattutto dopo la Festa del Papà perché consente di vedere la festa da un altro punto di vista: quello di un genitore al quale viene negato il diritto ad essere padre. Di seguito la sua riflessione.

“Sono Romolo, ho poco più di 50 anni e dopo aver avuto un figlio dalla mia prima moglie, rimasto vedovo in giovane età, ho iniziato una relazione, poi sfociata in un matrimonio, con una giovane donna, dalla quale ho avuto una figlia.

Non serve spiegare le ragioni per cui la nostra unione non è proseguita, perché gli amori finiscono per ragioni diversissime, ma ciò non cambia l’essere genitori, condizione privilegiata che accompagna sempre chi, come me, ne avverte il dolce peso, la responsabilità e la stupefacente meraviglia.

Perché è di questo che si parla, dell’essere genitori.

Sebbene  io non sia mai stato un tipo particolarmente “sensibile” a tali ricorrenze, pur rispettando chi le apprezza e le festeggia, da un paio d’anni a questa parte la Festa del Papà mi suscita una riflessione.

La mia è una paternità negata, impedita dalla madre di mia figlia, che, senza nessun motivo, ostacola in ogni modo possibile il diritto alla bigenitorialità, che è un mio diritto, ma lo è soprattutto di mia figlia minore.

Non posso trascorrere del tempo con lei, se non quando la madre, me lo “concede” come se fosse un regalo, né può farlo il fratello maggiore che, continuamente, mi domanda perché la sorellina non possa stare più tempo con noi, interrogandosi, addirittura, se lui abbia fatto qualcosa di male.

La madre della piccola, anche quando lavora, preferisce che ad occuparsi della bambina siano altri e non io, come a dire “tutti, basta che non sia tu”.

Non mi è consentito tenere con me mia figlia, farla dormire in quella che è la sua casa, in cui ci sono le sue cose, i suoi giochi, i suoi spazi, insomma quello che viene definito il suo habitat.

Quelle poche, pochissime volte in cui mia figlia sta con me, al momento di tornare a casa, la piccola cerca ogni scusa possibile per ritardare il momento del distacco, chiedendomi di restare con me e con il fratello, perché “se vado via chissà quando posso tornare”.

Da quell’ambiente che era suo, sin dal momento della sua nascita, da quella casa in cui è sempre cresciuta, è stata strappata senza che io potessi fare nulla, impegnato come ero a cercare, nei momenti più difficili seguiti al crollo della unione matrimoniale, di preservare l’equilibrio di mia figlia dai comportamenti della madre, a farmi scudo rispetto ad una modifica tanto importante e tanto traumatica della sua e della mia vita.

Come poterle spiegare che le cose cambiavano, si, ma con un po’ di buon senso, avrebbero potuto essere meno dolorose per tutti? Impossibile per una bambina di nemmeno sei anni percepire certe “sfumature”….difficili anche per un adulto.

E allora che festa del papà è quella di un genitore che deve “mendicare” del tempo con la propria figlia?

Dove sta il principio della bigenitorialità di cui tanto si sente parlare ovunque, ora, in un momento in cui tanto mi sarebbe necessario?

La mia è una esperienza profondamente negativa e da molto tempo vivo il tormento giornaliero di dover combattere per occuparmi di mia figlia.

Sento storie in cui madri si lamentano che i padri dei loro figli sono spariti e non si occupano dei bambini da nessun punto di vista.

Io, invece, vorrei poter essere costantemente presente nella vita di mia figlia, perché la parola “papà” non fosse priva di significato e tutto ciò non mi è consentito.

Grazie alla Casa dei diritti ho iniziato il percorso legale che, sono certo, molto presto mi consentirà di ridiventare, a tutti gli effetti, il padre che con il cuore sono da sempre”.

Se anche tu, come Romolo, stai vivendo una genitorialità negata contattaci alla mail tiascolto@lacasadeidiritti.it. Insieme sapremo trovare la strada migliore per farti conquistare di nuovo il tuo diritto ad essere padre.

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