Come un ragazzino timido ed introverso può diventare un bullo

Fabio è un ragazzino di 13 anni, timido, insicuro e con una scarsa autostima. Certamente Fabio è più ingenuo e meno scaltro della media dei ragazzini della sua età. Vive a Bari. Fabio tutti i giorni prende il pulmino per andare a scuola. Sul pulmino c’è un gruppo di ragazzi coetanei e compagni di scuola, che lo prende perennemente in giro, dandogli dello “scemo”, lo vessano e a volte lo percuotono, strappandogli lo zainetto e lanciandoglielo addosso con violenza. Nessuno degli altri presenti, conducente incluso, fa mai nulla per proteggerlo. Tra gli spettatori vi è anche un ragazzino, di nome Luca, anche lui ha 13 anni, timido e introverso, che si fa sempre gli affari suoi, ma non è mai aggressivo con Fabio. Una mattina Fabio sale sul Pulmino e con stupore si accorge che il gruppo di bulli quella mattina è assente (c’era una partita di pallone della squadra cui apparteneva tutto il gruppetto di bulli).

Fabio, felice della loro assenza, saluta con un gran sorriso Luca, che in fondo con lui non era mai stato né aggressivo né arrogante. Quella mattina, invece, Luca gli si scaglia contro come una furia dicendogli che non doveva avvicinarsi a lui perché era uno scemo e lui non voleva essere amico di uno scemo. Iniziò, così, ad inseguirlo con l’ombrello per tutto il pulmino, come in segno di volerlo picchiare, fino a farlo piangere. Luca aveva deciso, peraltro, di riprendere tutta la scena con il telefonino e di postarla poi sulla chat della classe. Quel video iniziò, alla fine, a fare il giro di tutte le chat della scuola. Luca si sentiva forte e ogni volta che incontrava Fabio rideva di lui, era felice di averlo fatto piangere, era diventato come gli altri bulli.

Fabio, dopo mesi di sofferenze, iniziò ad avere continui mal di pancia e a non voler più andare a scuola. Finché un giorno prese coraggio e raccontò tutto ai genitori.